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Riders: sono lavoratori subordinati dice la Commissione UE

 I riders devono avere gli stessi diritti dei lavoratori subordinati : la Commissione europea ha approvato  pochi giorni fa una proposta di direttiva sui  rapporti di lavoro della cosiddetta “gig economy”, nella quale   il lavoro è organizzato attraverso  piattaforme digitali.

 La direttiva prevede che tali lavoratori, ad esempio i cosiddetti riders, i fattorini che fanno consegne a domicilio sulla base degli ordini effettuati online, non possano essere considerati autonomi in quanto devono vedersi riconosciuti  i diritti  garantiti ai lavoratori dipendenti  dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Il documento  una volta approvato dal parlamento europeo e adottato nell’ordinamento italiano, porterà finalmente ordine al quadro  frastagliato e contraddittorio creatosi in Italia  con sentenze giurisprudenziali contrastanti , normativa parziale e  contratti collettivi adottati con scarsa rappresentatività .

La direttiva raccomanda infatti che :

  1. i lavoratori delle piattaforme digitali ottengano il corretto status occupazionale;
  2. la gestione  del lavoro tramite gli algoritmi  che regolano la piattaforma  sia maniera equa e  trasparente

Di fatto si prevede che le società che utilizzano le piattaforme digitali per offrire i propri servizi alla clientela debbano assumere con contrato di lavoro subordinato i riders Viene stabilito che con la sussistenza anche di solo  due dei  cinque criteri  considerati significativi , si presumerà la effettiva subordinazione del lavoratore rider. L’onere della prova contraria si sposta quindi sul datore di lavoro .

I cinque criteri sono :

  1. la presenza di una  remunerazione  prefissata almeno nei  limiti massimi
  2. la vigilanza sul lavoro mediante mezzi elettronici e/o la fornitura di strumenti;
  3. la limitazione, da parte dell’azienda, della libertà di scelta dell’orario di lavoro, dei periodi di assenza, della possibilità di accettare o rifiutare incarichi o avvalersi di subappaltatori o sostituti;
  4. sussistenza di norme vincolanti circa l’aspetto o il comportamento nei confronti dei clienti;
  5. l’esistenza di  limiti alla possibilità di creare una base di clienti o eseguire lavori per terzi.

La proposta prevede  anche l’obbligo di supervisione umana sui meccanismi degli algoritmi   e di comunicare ai riders le modalità e dei criteri con cui sarà giudicato il loro lavoro.

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