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Politiche attive, 660 milioni alle Regioni per l’offerta formativa

I piani attuativi delle regioni (Par) del programma nazionale di politiche attive Gol hanno ottenuto il via libera dall’Anpal, ed è scattato il conto alla rovescia per l’assegnazione di 660 milioni in anticipazione prevista entro fine mese. Le risorse sono destinate ai soggetti attuatori dell’offerta formativa e agli accreditati per i servizi per il lavoro, selezionati con bandi regionali, in base ai 5 percorsi individuati dal programma Garanzia occupabilità dei lavoratori. Altri 220 milioni verranno erogati una volta rendicontato l’utilizzo di almeno il 50% della prima tranche. «Attraverso un confronto costante abbiamo accompagnato il percorso decisionale delle regioni – spiega Raffaele Tangorra, commissario di Anpal -, rispettando la scadenza di marzo. L’obiettivo è stato quello di assicurare che ogni Par sia coerente con il Piano nazionale, le strategie regionali devono essere attuate in cornice unitaria».

È in arrivo, dunque, una montagna di risorse (per Gol saranno disponibili 4,4 miliardi), ma con una serie di incognite, visto che il luogo deputato a valutare l’occupabilità del percettore di Gol è il centro per l’impiego (Cpi), che – salvo eccezioni, soprattutto nel Centro e nel Nord – finora ha svolto prevalentemente compiti burocratico-amministrativi, non ha personale formato per favorire incontro tra domanda e offerta di lavoro, e ha strumentazioni informatiche antiquate. L’impegno con Bruxelles è di centrare entro dicembre il target della presa in carico del 10% su scala nazionale della platea di 3 milioni di persone – il gruppo più numeroso sono disoccupati percettori di Naspi, poi i beneficiari del Reddito di cittadinanza -, dunque 300mila persone, ma il governo ha dato alle regioni un obiettivo più ambizioso per la presa in carico del 20% dei percettori, ovvero 600mila entro dicembre. «Stiamo per pubblicare una circolare – aggiunge Tangorra – sui livelli essenziali delle prestazioni per allargare il campo delle misure da offrire alla platea di percettori di Gol, rispetto allo standard di Garanzia giovani. L’operatore del Cpi potrà effettuare una valutazione più ampia delle aree di bisogno del lavoratore, partendo dalle competenze che ha in rapporto alle richieste dal mercato, per indirizzarlo in uno dei 5 percorsi individuati da Gol. A breve forniremo agli operatori delle procedure standard di assessment, per aiutarli ad effettuare la profilatura e la valutazione multidisciplinare». L’operatore dovrà capire se il percettore di Gol è work ready o se è più lontano dal mercato del lavoro. L’obiettivo nazionale è l’avvio alla formazione. «Il percettore di Gol deve essere indirizzato, se necessario, ad un percorso di formazione presso un Cpi, un’Agenzia privata accreditata, o tramite i consulenti del lavoro», prosegue Tangorra.

Tra le criticità, appunto, sta procedendo a rilento il piano di assunzioni nei Cpi – su 11.600 a fine anno erano circa 3mila – che avranno in totale 1 miliardo per ammodernare le infrastrutture e formare il personale. Critiche dalle Agenzie private: «Le regioni si muovono in ordine sparso – sostiene il direttore di Assolavoro, Agostino Di Maio-, salvo pregevoli eccezioni, prevale il modello con il Cpi messo sopra a distribuire il traffico. Il rischio è che la formazione sia fatta in base all’offerta formativa del catalogo e non della domanda di lavoro del territorio. Invece servirebbe un sistema che sulla base di modelli organizzativi efficienti, consenta a rete pubblica e privata di operare in cooperazione».

Insomma, «il rischio serio che corriamo è, ancora una volta, la frammentazione regionale – continua la professoressa Lucia Valente (diritto del lavoro, Sapienza, Roma) -. Molte misure resteranno sulla carta soprattutto quelle volte a favorire l’attivazione delle persone più vulnerabili e il superamento dei divari di genere, generazionali e territoriali». La partenza di Gol, chiosa Elvio Mauri, dg di Fondimpresa «è un dato importante per il sistema Paese. Per noi fondi interprofessionali l’ultima manovra ha previsto la restituzione, per le annualità 2022 e 2023, dei fondi del prelievo forzoso ad oggi destinati alla formazione dei cassintegrati. I nodi da sciogliere sono però ancora due: quali sono i vincoli di spesa? E perché non destinare questi fondi anche alla formazione di giovani e disoccupati?».

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